La ONLUS Antonio Padovani si trova a L'Aquila, Abruzzo. Sosteniamo progetti culturali e sociali per lo sviluppo del territorio

V EDIZIONE PREMIO NAZIONALE DONNA 2023

Giovedì 6 Luglio, a L’Aquila, presso Casale Signorini, La Onlus Antonio Padovani è giunta alla V edizione del Premio Nazionale Donna, nato per rimarcare con forza la cultura del rispetto, come prima arma di difesa delle donne, troppo spesso vittime di soprusi e di ricatti.

Giustizia e legalità sono il fil rouge che ha attraversato tutti gli interventi della serata e che hanno animano la V edizione del premio, e che ha tra le finalità la tutela e il rispetto per le donne, la crescita professionale e sociale e il rifiuto di ogni forma di violenza fisica e psicologica nella sfera personale in ambito lavorativo.

L’evento ha visto quest’anno due premiate d’eccezione: la giornalista di nera e giudiziaria del quotidiano “La Repubblica” Federica Angeli, e Tina Montinaro, moglie di Antonio Montinaro, caposcorta del giudice Giovanni Falcone, ucciso nella strage di Capaci il 23 maggio 1992.

All’evento, moderato dalla giornalista e scrittrice Monica Pelliccione, hanno partecipato importanti istituzioni e rappresentanti della politica locale, sono intervenuti Gianni Padovani, Presidente Onlus Antonio Padovani, Luigi D’Eramo, sottosegretario di Stato al ministero dell’Agricoltura, Cinzia Torraco, prefetto dell’Aquila, Fabrizia Francabandera, presidente della Corte d’Appello dell’Aquila, Roberta D’Avolio, presidente Associazione nazionale Magistrati d’Abruzzo.

Ha portato la sua preziosa testimonianza il generale dell’Arma dei Carabinieri, Antonio Cornacchia, amico personale del giudice Falcone, colui che ritrovò il corpo dell’onorevole Aldo Moro all’interno della Renault 4 rossa, in via Caetani, a Roma. All’epoca dei fatti Cornacchia, autore nel 1977 anche dell’arresto di Renato Vallanzasca e obiettivo di quattro attentati, era comandante del nucleo investigativo di Roma, con il nome in codice “Airone 1”.

Afferma il Presidente: “discutere oggi con le illustri relatrici del ruolo della donna significa, da un lato, continuare nel nostro viaggio nel ricordo dell’uomo e del politico che è stato mio padre Antonio, dall’altro trattare temi sui quali si assiste ad una caduta di attenzione, in considerazione del fatto che il dibattito pubblico ed i mass media sono quasi del tutto centrati su altri argomenti.

Voglio ricordare affettuosamente che mio padre Antonio, al quale il premio donna è dedicato, nella sua lunga carriera politica, ha sempre riservato una particolare attenzione all’universo femminile come prima risorsa della società: in famiglia, nel lavoro e nella politica e questa sera lo ribadiamo con forza: le donne sono alla base della società ed hanno il diritto di essere libere, di progredire umanamente e professionalmente senza dover cedere il passo a meccanismi di potere o di ricatto”.

Federica Angeli, sotto scorta dal 17 Luglio 2013 per le sue inchieste sulla criminalità organizzata ostiense, racconta: “Ho deciso di denunciare quando una notte di giugno mi sono affacciata dalla finestra dopo aver sentito una donna urlare seguita da due colpi di pistola, nello stesso momento in cui tutto il quartiere abbassava le tapparelle. L’ho fatto anche pensando ai miei figli e dopo 6 ore avevamo la scorta. Ho avuto molti momenti di sconforto ma non mi sono mai pentita. Bisogna credere sempre nella giustizia”.

Per Montinaro, assente per improvvisi motivi familiari, è intervenuta la Pelliccione spiegando: “La sua è una vita piena di impegno, che in parte le è stata strappata da giovanissima nella strage di Capaci. Gli uomini della scorta hanno nomi e cognomi, e suo marito ha perso la vita insieme al giudice Falcone. Lei sapeva benissimo che il marito avrebbe perso la vita, tutti ne erano consapevoli, ma sono andati avanti senza timore. Dopo la tragedia lei ha scelto di restare a Palermo come testimonianza viva per decenni del sacrificio. Ha deciso di restare lì, il motivo della sua esistenza è diventato onorare la memoria di suo marito e lanciare una testimonianza ai giovani, percorrendo in lungo e in largo l’Italia per far toccare con mano cos’è la mafia. Il messaggio è ‘andate avanti, combattete sempre contro i soprusi’.

Donne che incarnano i valori della giustizia, di quei principi per i quali vale la pena lottare e che per questo hanno dedicato la loro vita alla causa, combattendo mafia e criminalità organizzata. Giustizia e legalità per gridare con forza contro ogni forma di ricatto e potere.