La Lettera di enzo bianchi
“Tonì, Già ci manchi!”
Questa frase lessero i Castelvecchiesi sul Manifesto che annunciava la morte di Tonino.
Quella frase fu subito recepita da tutti come congrua, insostituibile perché vera, autentica: denunciava il sentimento di smarrimento, di forte carenza, che si prova quando viene meno una persona cara cui si voleva bene, su cui si poteva contare in ogni situazione.
Su Tonino si poteva contare, da sempre.
Da quando giovanissimo si poneva, con bonaria autorevolezza, come risolutore dei feroci conflitti di opinioni che divampavano tra ragazzini nei bar, o quando, giocatore di calcio, la sua presenza in campo era considerata garanzia del miglior esito della partita.
Ma qual era il contesto? Com’era Castelvecchio Subequo in quei momenti? Come percepivamo il resto del mondo da lì? Quali erano le nostre possibili fonti di informazione?
Il cinema con “I vitelloni” o “La dolce vita” di Fellini ci mostrava un mondo di possibilità, e la televisione insisteva con il divertimento e la leggerezza.
Basti pensare al varietà “Il Musichiere” con “Domenica è sempre Domenica”.
Quello che arrivava a noi era un mix di sollecitazioni, sapevi che queste cose accadevano senza possibilità di riscontro. Ma in che modo ti potevano coinvolgere i giovani di Castelvecchio Subequo? Come leggere, cosa pensare del genio e della precarietà italiana?
A Castelvecchio Subequo la bottega di Romano il barbiere, a metà della salita di via Roma sulla destra venendo dalla Piazza, rappresentava un luogo dove era possibile, per noi ragazzi, confrontarsi sui problemi della politica. Il confronto sulle idee cominciava nella bottega di Romano e si consolidava nel circolo del cinema durante gli anni ‘60. Ognuno portava lì la propria visione del mondo. Chi studiava a L’Aquila, chi a Sulmona. Realtà diverse, approcci diversi, report differenziati, quasi sempre contrasti e quasi mai confronti.
È in quei luoghi che all’epoca con Tonino si poteva avere un confronto sincero, impegnato, rispettoso, sereno. Era sempre inclusivo, una disponibilità fraternale, mai insidiata dalla diversità dei percorsi di vita.
Ascoltare i problemi di noi giovani dell’epoca, accoglierne la protesta, trasformarla in proposta: era un richiamo alla responsabilità, all’impegno e alla speranza nelle possibilità di cambiamento, a cui i vari referenti della Piazza, che a Castelvecchio Subequo difficilmente andavano oltre il folklore o l’ideologia preconcetta, non davano risposte.
Le idee nuove che venivano assorbite nelle frequentazioni studentesche o di Partito a L’Aquila (o altrove) dovevano essere tradotte e applicate a Castelvecchio Subequo: bisognava dar loro corpo, non bastava più parlarne.
“Lavoratori a confronto” sarà il giornale su cui avanzammo proposte ai giovani castelvecchiesi. A loro chiedevamo di unirsi per superare l’isolamento e raccogliere l’innovazione sociale nei movimenti pre sessantotto.
In questa luce è inquadrabile anche l’esperienza di “Risvegli”, come tentativo di recupero di un’identità in pericolo: un giornale dedicato alla Valle Subequana dove poter allargare gli orizzonti, cercando di capire cosa aveva funzionato e cosa no, nell’intento di aiutare a individuare soluzioni possibili.
Tentativo limitato ai primi numeri, ma che gettava le basi per un Risveglio di una terra ormai indifferibile.
Bisognava impegnarsi direttamente. Bisognava lavorare sul territorio e crescere anche a Castelvecchio Subequo. E Tonino lo fece. “Si può fare, insieme possiamo farcela”. Era questo il messaggio di Antonio Padovani. E lo ha mantenuto fino alla fine.
Fu eletto al Consiglio Comunale di Castelvecchio Subequo.
Poche le adesioni, ricordo, ma Tonino Padovani ha insistito nella sua vocazione verso la Valle Subequana. Sempre innamorato della sua famiglia, del suo paese, del suo territorio.
Un politico, passionale uomo di azione.
Delineare la figura di Tonino, vuol dire mettere in evidenza i valori di solidarietà attiva, di apertura sociale, umiltà, inclusione, impegno civico. Valori che purtroppo si stanno perdendo, ma che possono tornare utili a chi vuole avere a che fare con la cosa pubblica, con il bene comune.
Sarebbe il miglior modo di valorizzare l’impegno di una vita e il miglior modo per riavere Tonino ancora presente tra di noi.
Grazie ad Enzo Bianchi per la lettera per Tonino.